ALLATTAMENTO AL SENO: BUONI MOTIVI PER ALLATTARE
- il vostro latte è il migliore alimento per il vostro neonato;
- è sempre disponibile, alla corretta temperatura;
- lo potete dare sia in casa che fuori;
- aiuta il sistema immunitario del vostro piccolo a proteggerlo dalle infezioni e dalle allergie;
- è sano altrimenti non lo daremmo;
- è economico, non costa nulla;
- è BELLO e crea un rapporto speciale e unico fra voi e il vostro bambino.
1. IL LATTE
Le caratteristiche del LATTE MATERNO si modificano gradualmente nei primi giorni di vita fino a divenire tra l’ottava e la decima giornata di vita latte definitivo.
La MONTATA LATTEA arriva fra la terza e la sesta giornata di vita: ricorda che la produzione di latte è aumentata dalla suzione delle labbra del tuo piccolo sul capezzolo, che stimola la produzione di prolattina, e dalla produzione ormonale favorita dal contatto madre-figlio, che pertanto è in questo momento di grande importanza.
Il COLOSTRO compare nei primi 3-4 giorni dopo il parto, è un liquido denso, giallo, ricco di proteine, sali minerali e di fattori di difesa immunitaria.
Il LATTE DI TRANSIZIONE compare fra il sesto e il decimo giorno, è un liquido opaco, con un corretto contenuto di proteine, grassi, zuccheri e lattoferina.
LA COMPOSIZIONE DEL LATTE VARIA COMUNQUE DA DONNA A DONNA, DA POPPATA A POPPATA E ANCHE NEL CORSO DELLA MEDESIMA POPPATA.
2. LA POPPATA
- DURATA CORRETTA: 20 minuti (circa 10 minuti per seno);
- porgere al bambino ENTRAMBI I SENI iniziando il pasto successivo con l’ultimo seno del pasto precedente;
- Se il bambino tende ad addormentarsi fra un seno e l’altro provare a ridurre la durata della poppata al primo seno (6-7 minuti) e passare anticipatamente al controlaterale.
NON ESISTE UNA REGOLA SULLA QUANTITÀ DI LATTE DA ASSUMERE AD OGNI PASTO; SARÀ IL BAMBINO A REGOLARSI E NOI CONTROLLEREMO:
- come succhia (con vigore, con suzione valida…);
- numero di pannolini bagnati di pipì nella giornata (5-7);
- regolarità delle evacuazioni (è normale sia che il piccolo evacui a tutti i pasti sia che evacui una volta al giorno);
- la CRESCITA SETTIMANALE (pesando il bambino nello stesso momento della giornata, nudo, prima della poppata): nei primi 3 mesi ci aspettiamo una crescita di 150-250 g a settimana; nei mesi seguenti di 100-150 g a settimana (eventualmente nelle prime due settimane sono concesse 2 pesate).
Se questi parametri saranno nella norma NON SARÀ NECESSARIO FARE DOPPIE PESATE! In caso di bisogno invece si potrà fare ricorso alle doppie pesate per 24 ore per sapere quanto latte il bambino assume in una giornata e valutare se sia o meno sufficiente.
2a. LA POPPATA: POSIZIONI
Prima regola: durante la poppata la mamma deve essere COMODA, seduta o semiseduta. È preferibile evitare invece la posizione sdraiata in quanto il neonato viene posto in posizione orizzontale, che predispone allo sviluppo di una contropressione all’interno dell’orecchio con rischio di insorgenza di una fastidiosa otalgia.
Posizione 1: Tenere il bambino in posizione leggermente obliqua, ruotare il viso del bebè verso il seno e la pancia verso la vostra pancia per metterlo di fronte al seno. Tenere l’indice (o l’indice ed il medio) della mano sopra l’areola per aiutarlo nella respirazione e le altre dita sotto per effettuare un delicato massaggio e favorire l’entrata dell’areola e del capezzolo nella bocca.
Posizione 2 (detta a palla da rugby): mettere la testa del bambino davanti al seno e le vostre mani a canestro dietro la sua nuca, le sue gambe sono sotto l’ascella del seno da cui si allatta. Questa posizione è molto utile in caso di gemelli.
2b. LA POPPATA: INTERVALLO FRA I PASTI
L’allattamento al seno è A RICHIESTA. Se dopo un mese e mezzo circa non avremo ancora ottenuto un controllo soddisfacente del numero dei pasti parleremo insieme di come affrontare il problema, ma nel primo periodo sarà il vostro bambino a regolarsi autonomamente. Noi, come detto sopra, controlleremo i pannolini e la crescita settimanale: se questi saranno nella norma non ci preoccuperemo se il piccolo chiederà il latte una volta dopo un’ora e la seguente dopo 6 ore (l’ideale sarebbe comunque un intervallo di 3 ore 3 ore e mezza fra un pasto e l’altro). Noi dovremo inoltre imparare ad:
- avere MOLTA PAZIENZA;
- NON avere ANSIA;
- capire i suoi segnali di fame.
NEONATI PREMATURI ED ALLATTAMENTO
Una particolare attenzione va riservata ai neonati prematuri o nati di basso peso. Anche per loro il latte materno è il migliore alimento e l’allattamento al seno è auspicabile per un buon sviluppo fisico e cognitivo. Il latte ha una composizione differente rispetto a quello del nato a termine: è più ricco in proteine e grassi. Entro 48 dal parto stimolare il seno manualmente o con il tiralatte per 5-6 volte al giorno per 10-15 minuti per lato e poi continuare i giorni successivi a svuotare il seno per 20-30 minuti al giorno. Spesso i bimbi prematuri hanno una suzione meno vigorosa e uno stomaco meno contenitivo, quindi sarà importante valutare se effettuare l’allattamento a richiesta, in caso di suzione valida, o se, in caso contrario, impostare un programma di alimentazione ad orari prestabiliti con pasti piccoli e frequenti.
3. CONTROINDICAZIONI ALL'ALLATTAMENTO
- malattie croniche gravi della madre (cardiopatie e nefropatie gravi, tumori, epilessia, psicosi);
- alcune malattie infettive materne (Tubercolosi, malaria, AIDS, epatiti in fase acuta, sifilide contratta nell’ultima parte della gravidanza, varicella se contratta nell’ultima settimana di gravidanza, herpes simplex al capezzolo);
- malattie metaboliche del neonato (galattosemia, malattie delle urine a sciroppo d’acero, fenilchetonuria…).
3b. FALSE CONTROINDICAZIONI: in questi casi SI PUÒ ALLATTARE
- miopia o età avanzata della mamma;
- malattie batteriche o virali della mamma;
- ittero da latte materno (serve solo un’interruzione di 24 ore);
- malattie immunitarie o autoimmunitarie (incompatibilità di gruppo sanguigno, collagenopatie..).
4a. LA CURA DEL SENO La pulizia del seno, del capezzolo e dell’areola è molto importante. Usare detergenti a pH acido (inferiore a 6, tipo Saugella, Lactacyd). Mantenere quanto più possibile il seno asciutto perché l’umidità favorisce la macerazione. Tra un pasto e l’altro applicare un prodotto oleoso (tipo Olio Vea). 4b. LE RAGADI Potranno formarsi piccole abrasioni o vere e proprie ragadi (per la posizioni non corretta di suzioni, per lievi traumatismi meccanici…) che risultano molto fastidiose e dolorose rendendo difficoltoso l’allattamento. Sono inoltre una porta d’ingresso per germi potenzialmente in grado di portare allo sviluppo di mastiti. È utile in caso di ragadi applicare un prodotto riepitelizzante più volte al giorno (tipo Connettivina Plus) in aggiunta alle suddette norme igieniche quotidiane. 4c. INGORGO MAMMARIO E MASTITE L’ingorgo mammario solitamente compare a 2-5 giorni dal parto e si risolve in pochi giorni effettuando impacchi caldo umidi e favorendo la fuoriuscita di latte (spremendo manualmente o utilizzando un tiralatte).
La mastite invece è una complicanza dell’ingorgo, di solito compare a 6-10 giorni dal parto: il seno appare caldo, duro, arrossato e può essere accompagnata da febbre. In questo caso, a discrezione del Curante, sarà necessaria una terapia antibiotica. Inoltre il seno andrà frequentemente svuotato (sia col tiralatte che attraverso la suzione del bambino). Consiglio pertanto di proseguire con l’allattamento al seno, tranne in caso di fuoriuscita di pus. È l’integrazione del latte materno con un latte di formula, che si rende necessaria qualora il latte materno non sia quantitativamente sufficiente. A OGNI POPPATA verranno proposti al piccolo SIA IL SENO CHE IL BIBERON (questo per preservare il più a lungo possibile il latte materno). La DURATA deve essere più o meno equivalente a quella di una poppata al seno. ALLATTAMENTO ARTIFICIALE Quando il latte materno non è sufficiente a garantire almeno il 20-30% del fabbisogno del bambino (non preoccupatevi, faremo insieme questi calcoli) sarà necessario passare ad un allattamento esclusivamente con latte di formula, che sarà somministrato al bambino con il biberon. 1. QUALE LATTE Se il bambino non ha esigenze particolari inizieremo a proporre fino a 5-6 mesi un latte di tipo 1, quindi dai 5-6 ai 12 mesi un latte di tipo 2. I latti in commercio sono formulati sia in polvere da ricostituire che liquidi già pronti e sono equivalenti da un punto di vista nutrizionale (ma non di prezzo: i latti liquidi infatti hanno un costo maggiore). All’anno di vita verrà introdotto il latte vaccino oppure potranno essere proposti latti di proseguimento. 2. QUANTO LATTE La quantità da somministrare ad ogni pasto e nella giornata dipende dall’età e dal peso del bambino, pertanto, quando si deciderà di passare ad un tipo di allattamento artificiale, vi verranno date le indicazioni precise. Vi propongo comunque una semplice regola, di cui discuteremo sicuramente anche insieme, per calcolare la quantità di latte necessaria al vostro bambino nelle 24 ore. Prendete il peso in kg del bambino e moltiplicatelo per 100; al numero ottenuto aggiungete 250. Questo numero corrisponde ai ml da somministrare al vostro bambino nelle 24 ore, suddividendoli ovviamente per il numero dei pasti. Il valore massimo è 850 ml/die. Facciamo un esempio: il vostro bambino pesa 3 kg; (3 x 100) + 250 = 550 ml di latte/die da suddividere nelle poppate quotidiane. Per semplificare ulteriormente ecco una tabella riassuntiva nella quale a ogni peso corrisponde il fabbisogno di latte quotidiano. 3. COME SI PREPARA IL LATTE IN POLVERE Prima di accingersi alla preparazione del latte lavarsi accuratamente le mani ed avere a disposizione dil materiale necessario già sterilizzato. Come detto esistono due categorie di latte di formula: il latte liquido ed il latte in polvere. Per il latte liquido sarà sufficiente portare il latte alla temperatura desiderata riscaldandolo a bagnomaria o con lo scalda biberon (meglio evitare il microonde per la non omogeneità della temperatura del latte e quindi il rischio di scottature ed ustioni). Il prodotto rimasto in bottiglia deve essere consumato entro le 48 ore successive. Il latte in polvere va diluito con acqua (di solito 30 cc di acqua per ogni misurino di latte, raso di polvere). Sarà opportuno utilizzare un’acqua minimamente mineralizzata o oligominerale, comunque con un residuo fisso inferiore a 140 mg/L. Per prima cosa predisporre nel biberon la quantità di acqua necessaria per il numero di misurini previsti che saranno poi aggiunti in un secondo momento dopo avere livellato la polvere con una lama di coltello per evitare eccessi. Dopo avere agitato adeguatamente il biberon, riscaldarlo come detto sopra. Testare sempre la temperatura del latte sul dorso della mano prima di somministrarlo al piccolo!!! 4. IL BIBERON 4a. QUALE TETTARELLA: potrà essere in caucciù o in silicone. Il caucciù è una gomma naturale che riesce ad essere simile al capezzolo materno per adattabilità e deformabilità ed è resistente, tanto che può essere utilizzata anche dopo la comparsa dei primi denti. Può essere sterilizzato a caldo e a freddo ma come contro ha che, essendo in grado di trattenere acqua, tende a ingrossarsi e a trattenere gli odori e va pertanto sostituito più frequentemente. Il silicone invece è indeformabile, non assorbe odori e sapori e resiste bene nel tempo a qualsiasi tipo di sterilizzazione, sia a caldo sia a freddo. Il contro del silicone sta nella sua scarsa resistenza agli insulti meccanici, per cui una volta spuntati i denti, il rischio è di creare delle lacerazioni. La tettarella deve avere una base larga di appoggio labiale come fosse l’areola della madre. Le dimensioni dei fori vanno adattate alle esigenze del bambino e sono pertanto differenti in base all’età. Solitamente si utilizzano biberon a foro stretto o normale nei primi 4 mesi di vita per poi passare a quelli a 3 fori. Nei bimbi più grandicelli si utilizzano tettarelle con un taglietto o una stellina per favorire il passaggio di alimenti più densi. In alcuni biberon è presenta una valvola anticolica. 4b. COME UTILIZZARE IL BIBERON: Il biberon va proposto al bambino in posizione perpendicolare rispetto alla sua bocca; non svuotarlo mai totalmente per evitare che il piccolo ingerisca anche bolle di aria. Il flusso ideale prevede che ponendo il biberon a testa in giù le gocce si susseguano una dopo l’altra senza avere un flusso continuo né essere troppo distanziate fra loro. Ricordarsi inoltre che tenere il bambino in posizione obliqua con la testa più alta dei piedi aiuta a prevenire degli sbalzi di pressione all’interno dell’orecchio, che potrebbero essere causa di otalgia, dovuta al passaggio attraverso la tuba di piccole secrezioni naso-faringee (che tutti i bambini hanno, anche senza avere il raffreddore!) o piccole quantità di cibo. 4c. COME STERILIZZARE IL BIBERON: lavare dopo ogni pasto biberon e tettarella con uno scovolino e con acqua sola o acqua e detergente, risciacquare e mettere ad asciugare. Procedere quindi alla sterilizzazione: con lo sterilizzatore elettrico a vapore per 8-10 minuti o con gli appositi sterilizzatori da utilizzare nel forno a microonde. Si può inoltre sterilizzare a caldo sfruttando il potere battericida dell’acqua bollente, facendo bollire in una pentola di acciaio o alluminio a coperto chiuso per circa 15 minuti. La sterilizzazione può anche essere effettuata a freddo con appositi prodotti. 4. IL SENO
ALLATTAMENTO MISTO
Peso in kg Quantità di latte
24 ore
2,5 KG X 100 = 250 + 250 = 500 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
3,0 KG X 100 = 300 + 250 = 550 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
3,5 KG X 100 = 350 + 250 = 600 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
4,0 KG X 100 = 400 + 250 = 650 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
4,5 KG X 100 = 450 + 250 = 700 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
5,0 KG X 100 = 500 + 250 = 750 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
5,5 KG X 100 = 550 + 250 = 800 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
6,0 KG X 100 = 600 + 250 = 850 ml
al giorno da dividere per il n° dei pasti
La durata del latte estratto dipende dalla temperatura dell’ambiente nel quale lo conserviamo. È comunque opportuno cercare di consumare il latte tenuto a temperatura ambiente ENTRO POCHE ORE. Per la conservazione utilizzare contenitori di vetro (pyrex) o di polipropilene con coperchio a chiusura ermetica e con una base stabile, riempendoli con la quantità necessaria per il pasto e non fino all’orlo (il latte congelato aumenta di volume e potrebbe rompere il contenitore). Etichettare i contenitori con data e ora del congelamento. 1.Tabella temperature dell’ambiente e tempi di conservazione 2. SCONGELAMENTO DEL LATTE CONSERVATO Porre il biberon in acqua tiepida oppure passarlo dal freezer al frigo per max 24 ore. Scaldarlo a bagnomaria o utilizzare uno scalda biberon (NO microonde o fuoco diretto). Per renderlo omogeneo non scuoterlo ma inclinarlo delicatamente. Dopo lo scongelamento, la rimanenza va buttata. 3.TRASPORTO DEL LATTE Utilizzare borse termiche con sacchetti gel per mantenere il latte fresco. ALIMENTAZIONE La produzione di latte comporta per la madre che allatta un notevole dispendio energetico (circa 90 kcal ogni 100 ml di latte); pertanto è importante prestare un pò più di attenzione all’alimentazione durante questo periodo. Il fabbisogno energetico della mamma aumenta quindi di circa 400-500 kcal al giorno (rispetto al fabbisogno medio di una donna di pari età), ma bisogna suddividere questo surplus energetico in maniera corretta. È, infatti, soprattutto il fabbisogno di proteine e di lipidi (grassi) ad aumentare ed è preferibilmente con le prime che si dovrebbe integrare l’alimentazione (carne, latte, formaggio). Aumenta anche il fabbisogno di liquidi, bisogna, infatti, assumere circa 2-3 litri al giorno di liquidi (tra acqua, latte, bevande varie). È consigliabile limitare al minimo l’assunzione di alcool (concesso un bicchiere di vino o 200 ml di birra, NO ai superalcolici) e non superare le 2 tazzine di caffè al giorno. Non si ritiene più necessario, se non in situazioni particolari che saranno valutate singolarmente, limitare la varietà dell’alimentazione materna escludendo cibi ritenuti allergizzanti o ritenuti in grado di modificare il sapore del latte. Ovviamente NON FUMARE! PICCOLI PROBLEMI E CONSIGLI Il problema delle ragadi e d’ingorgo mammario e mastite sono già stati trattati nel capitolo dell’allattamento al seno, così come la parte riguardante la detersione e la cura del seno. Capezzoli piani o retratti: attaccando correttamente il bimbo e provando a insistere, il piccolo dovrebbe riuscire a modellarli secondo le proprie esigenze; se ciò non avvenisse, si può fare ricorso a paracapezzoli, che esistono di varie misure e di diversi materiali (caucciù, silicone, argento). La mamma che allatta e… IL PARRUCCHIERE Come durante la gravidanza vanno evitati i trattamenti chimici come le tinture a base di acidi, poiché tali sostanze, in seguito al contatto protratto con il cuoio capelluto, possono essere messe in circolo e passare nel latte. Non vi è invece controindicazione a effettuare colpi di sole e meches. Attenzione però all’Hennè che può scatenare delle reazioni emolitiche in bambini affetti da favismo. Ricordare inoltre che una corretta alimentazione durante l’allattamento protegge i capelli dall’indebolimento che potrebbe verificarsi in questa fase (si tratta comunque di un fenomeno temporaneo e reversibile!). La mamma che allatta e… L’ESTETISTA Non desideriamo in questo caso entrare nel merito di ogni singolo trattamento e dei benefici/danni per la donna, ma ogni elemento sarà valutato solo in merito alla possibilità di farlo durante l’allattamento. Lampade abbronzanti: non vi sono controindicazioni. Massaggi e trattamenti locali: nessuna controindicazione a massaggi (per prudenza, però sarebbe meglio evitare che le creme utilizzate contengano sostanze stimolanti la tiroide o caffeina, anche se alcuni studi dimostrano che tali sostanze tendono a rimanere localizzate nel derma e quindi non giungono al latte), iniezioni di botulino, depilazione a luce pulsata, creme autoabbronzanti. Attenzione invece alle docce autoabbronzanti di alcuni centri estetici poiché il DHA contenuto nel prodotto oltre ad essere spruzzato in gran quantità potrebbe essere in parte inalato e pertanto potrebbe raggiungere il circolo e il latte. Ricostruzione unghie: non vi sono controindicazioni. Schiaritura peli/creme depilatorie: compatibili con l’allattamento. Tatuaggi: in realtà non esistono controindicazioni ma il tatuaggio potrebbe rappresentare, durante l’esecuzione, una porta d’ingresso per infezioni. La mamma che allatta e… LE MALATTIE INTERCORRENTI Le banali malattie intercorrenti come detto nel capitolo sull’allattamento al seno non rappresentano un ostacolo all’allattamento. Si può pertanto continuare tranquillamente ad allattare in caso di febbre, gastroenterite, raffreddore… anzi così facendo si aiuterà il bambino a difendersi grazie agli anticorpi che gli passeranno attraverso il latte. Attenzione invece ai farmaci per la cura di queste malattie: controllate sempre o chiedete al vostro medico prima di assumere un farmaco, anche se lo avete sempre assunto in passato (salvo che ovviamente non sia paracetamolo…). La mamma che allatta e… IL LAVORO La legge che tutela la maternità prevede un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per i 2 mesi precedenti ed i 3 mesi successivi al parto (con remunerazione da parte dell’INPS pari all’80%) ed un periodo di astensione facoltativa per altri 6 mesi. Dopo tale periodo, qualora si voglia continuare ad allattare si può estrarre il latte con il tiralatte e conservarlo come sopra spiegato. LE COLICHE Le coliche gassose sono caratterizzate da sintomi che si ripetono e presentano una certa ciclicità nella giornata, prevalentemente nelle ore tardo-pomeridiane e serali. Oltre al pianto che appare poco o per nulla consolabile, i piccoli hanno la pancina dura e tesa, tendono a tenere le gambine flesse sulla pancia, spesso emettono aria avendone un certo beneficio. I bimbi divengono rossi, appaiono irritabili. La durata varia da pochi minuti ad alcune ore. Esistono diversi rimedi farmacologici che il Pediatra potrà suggerirvi, volti a diminuire la quantità di aria e la sensazione di fastidio, ma la cui efficacia non è certo garantita. In caso di coliche prolungate e sotto consiglio medico, si può, con estrema cautela, eseguire un sondaggio rettale in modo da favorire l’espulsione di aria. La cosa più importante comunque è sapere che si tratta di un fenomeno assolutamente frequente e fisiologico nei bambini (sembra più in quelli allattati artificialmente) e che scomparirà nel giro di 4-5 mesi. Durante la colica può essere di sollievo per il piccolo tenerlo in braccio a pancia in giù e compiere un delicato massaggio in senso orario in modo da rompere le bolle d’aria contenute nell’intestino (in casi inconsolabili anche un giretto in passeggino o in macchina è efficace…!). IL RIGURGITO Il rigurgito è la risalita verso l’alto (non è un’emissione a getto) del latte ingerito, dovuta a un’immaturità di alcune strutture dell’esofago che non sono ancora sufficientemente “ermetiche”. È frequente e tende a scomparire spontaneamente entro l’anno. Non occorre preoccuparsi se i rigurgiti sono pochi e se il piccolo non appare disturbato da essi. Se invece i rigurgiti fossero numerosi e il bambino apparisse infastidito (sintomi di cattiva digestione: pianto e irritabilità durante e dopo la poppata, calo ponderale), se vi fossero rigurgiti prima della poppata o interruzione della stessa, sarà necessario valutare i corretti provvedimenti terapeutici con il Pediatra. È importante che quando il bambino dovrà dormire sia posto in posizione antireflusso (testa più alta dei piedi, inclinato di circa 30-45 gradi) ed eventualmente appoggiato sul fianco. L’uso dei latti antireflusso sarà limitato a casi selezionati e concordato direttamente con il pediatra. IL MONCONE OMBELICALE Alla nascita il cordone ombelicale che unisce mamma e neonato è reciso e il moncone deve essere adeguatamente trattato, poiché potenziale porta d’ingresso d’infezioni. La medicazione del moncone non prevede l’applicazione di disinfettanti locali o alcool ma semplicemente la protezione del moncone con una garzina sterile che lo avvolgerà completamente. Ovviamente questa garzina dovrà essere cambiata spesso perché può essere imbevuta di pipì. Dopo avere applicato la garzina, basterà fermare il tutto con una retina elastica. Il moncone cadrà spontaneamente nelle prime due settimane di vita. È importante controllare che la pelle attorno al moncone non si arrossi, che l’ombelico non sia tumefatto o che compaiono delle secrezioni o un cattivo odore: in tal caso è opportuno un controllo dal Pediatra. Potrete notare all’interno dell’ombelico un’escrescenza che appare come una piccola pallina di colore rosso che noi chiamiamo granuloma ombelicale e che merita una visita da parte del Pediatra per eseguire gli adeguati e semplici provvedimenti terapeutici. Dopo la caduta del moncone si consiglia di eseguire toccature con il mercuro-cromo per due o tre giorni, dopo le quali potrete finalmente effettuare il primo bagnetto. IL BAGNETTO Due-tre giorni dopo la caduta del moncone è possibile fare il bagnetto, prima di allora il neonato andrà lavato con un batuffolo di cotone imbevuto di latte detergente e acqua. Il bagnetto può essere fatto anche tutti i giorni nei mesi caldi e ogni 2 giorni in inverno, e, anzi, sarà possibile inserire il rito del bagnetto in una scenografia della giornata atta a scandire il passaggio dal giorno alla notte, molto utile per una corretta igiene del sonno (vedi paragrafo il sonno). La temperatura della stanza deve essere compresa fra i 18 e i 20 gradi. Utilizzare una vaschetta piccola e dopo averla disinfettata porla ad un’altezza comoda per lavare il bimbo restando in piedi. Il piccolo va immerso in un’acqua a temperatura fra i 35 ed i 36 gradi già contenente il detergente, meglio se oleoso. Sorreggere il bambino con la mano sinistra (o la destra se la mamma è mancina…) tenuta sotto le spalle e tenere il cavo ascellare sinistro (o destro se la mamma è mancina..) fra le dita; la testina si appoggia sull’avambraccio e la mano controlaterale è libera per la pulizia del bimbo. Dopo la detersione il piccolo va delicatamente risciacquato con il getto della doccia. Dopo il bagnetto, il piccolo va asciugato delicatamente ed è opportuno applicare una crema emolliente o un olio per il massaggio. LA DERMATITE DA PANNOLINO Il contatto della pipì e delle feci, lo sfregamento da pannolino, la macerazione e la cattiva traspirazione della pelle sono frequentemente causa di dermatiti nell’area del pannolino. Le dermatiti si presentano con arrossamento della pelle, vescicole e bolle che possono poi divenire fessurazioni ed erosioni. Per prevenire e alleviare i sintomi sarà necessario: Dopo averlo lavato, l’asciugatura dovrà essere fatta tamponando ed evitando sfregamenti, dopo di che, in caso di dermatite anche iniziale, si passerà all’applicazione di paste all’ossido di zinco di consistenza non troppo corposa per evitare che non facciano traspirare la pelle. Se tali provvedimenti non fossero sufficienti, si potrà applicare, su indicazione del Pediatra, una pomata al cortisone per alcuni giorni. È piuttosto frequente che compaia un rossore molto intenso associato, nelle zone più periferiche della dermatite, a pustole e papule (puntini rossi rilevati). In questo caso si tratta di un’infezione da Candida e pertanto, su indicazione del Pediatra, saranno applicate più volte al giorno specifiche creme. NON USARE IL TALCO!!! (fa traspirare poco la pelle e può essere inalato e causare problemi respiratori nel piccolo.) LA CROSTA LATTEA Nei primi mesi di vita, riguardo al numero e all’intensa attività delle ghiandole sebacee, può comparire a livello di cuoio capelluto, sopracciglia e orecchie, la crosta lattea, caratterizzata da scaglie grasse e giallastre superficiali con arrossamento diffuso della cute sottostante. La crosta lattea di solito si risolve spontaneamente ma può essere utile eseguire un’accorta rimozione delle scaglie con una spazzola o una pettinina e, nei casi più resistenti, utilizzare farmaci topici a base di acido acetilsalicilico. L’OSTRUZIONE DEL CANALE NASO-LACRIMALE Spesso nei primi mesi il bambino potrà presentare a livello di uno o entrambi gli occhietti, secrezione o eccessiva lacrimazione. Dopo aver escluso che si tratti di un fenomeno infettivo (nelle congiuntiviti la congiuntiva, cioè il bianco dell’occhio, appare rossa e infiammata), si penserà al restringimento o all’ostruzione del canale naso-lacrimale (un canalino che unisce il naso con l’occhio e che se ristretto o ostruito comporta un ristagno delle lacrime). Di solito questa condizione si risolve spontaneamente intorno agli 8-9 mesi di vita. Prima di tal epoca è utile imparare un semplice massaggino del sacco lacrimale da effettuarsi più volte al giorno (di solito 4-5 compressioni per 4-5 volte al giorno). Il massaggio consiste nella compressione della zona dell’angolo interno dell’occhio , spostandosi quindi in direzione del naso e verso il basso. Utilizzare sempre garzine sterili imbevute di soluzione fisiologica oppure salviettine sterili monouso umidificate vendute già pronte. IL SONNO Bisogna innanzitutto comprendere che il ritmo sonno-veglia di un neonato è molto diverso dal nostro e cambia velocemente nei primi mesi di vita. È quindi normale che un neonato dorma dalle 16 alle 18 ore in un giorno (con le dovute singole eccezioni e fisiologiche diversità) e che raggiunga un numero ottimale di 12-13 ore di sonno intorno all’anno di vita. Oltre alla mole di ore di sonno necessaria, la differenza più evidente è nella distribuzione di tali ore nell’arco delle 24 ore quotidiane. Il neonato, infatti, suddivide le sue ore di sonno in maniera uniforme durante le 24 ore; tra il primo ed il sesto mese compare una certa periodicità giorno-notte ed in particolare intorno ai 6 mesi di vita potrà riuscire a dormire anche il 70% delle ore durante la notte e a stare sveglio più a lungo di giorno. A un anno circa l’80% delle ore dormite saranno notturne e addirittura il 90% a 2 anni. A 3-4 anni non saranno più necessari sonnellini diurni. Fatta questa dovuta premessa i genitori devono comunque cercare di intervenire per aiutare il piccolo a comprendere che le 24 ore non sono tutte uguali e che esistono un giorno e una notte. Come fare? Occorre per prima cosa creare una scenografia dei pasti per cui il neonato comprenderà la differenza tra i pasti che la mamma gli somministra di giorno, negli ambienti di vita quotidiana, tra i normali rumori della casa e alla luce, e i pasti serali-notturni, da proporre in un ambiente tranquillo, poco illuminato e silenzioso, preferibilmente in camera e magari intonando una dolce ninna-nanna che non ascolterà mai durante il giorno. Sarà poi utile creare un rito di passaggio fra il giorno e la notte, che potrebbe essere rappresentato dal bagnetto. Fino ai 6-7 mesi può essere utile per la prevenzione della SIDS (vedi capitolo SIDS) tenere il piccolo in una culla (non nel lettone!) nella camera dei genitori, mentre dall’ottavo mese andrà trasferito nella sua cameretta. Trasferito non significa abbandonato ed i genitori dovranno aiutarlo a vivere serenamente il distacco facendo comunque sentire la propria presenza notturna. La temperatura della camera dovrà essere compresa fra 18 e 20 gradi; il riscaldamento notturno andrà spento ed il lettino andrà posto a distanza uguale da finestre e termosifoni per evitare sbalzi termici. In caso di riscaldamento acceso mettere umidificatori con sola acqua o bacinelle a bocca larga sui termosifoni. Il lettino sarà a fondo rigido, rivestito di materiali atossici, con materassino rigido in gomma piuma o materiale anallergico. Fino ai 7 mesi NON usare il cuscino, quindi utilizzare un cuscino basso, piccolo, a struttura alveolare. Nel lettino non mettere peluches o altri giochi. D’inverno fare indossare al piccolo una tutina che copra anche i piedini ed evitare di coprirlo eccessivamente. Il bambino DEVE dormire in posizione supina (a pancia in su) o eventualmente alternandola alla posizione su un fianco. La posizione di fianco potrà essere sfruttata per definire ancora meglio la differenza fra giorno e notte: per esempio il bambino sarà posto supino alternato al fianco sinistro di giorno e supino alternato al fianco destro la sera. RICORDATEVI CHE IN OGNI CASO LA POSIZIONE DA PREFERIRE PER LA PREVENZIONE DELLA SIDS È LA POSIZIONE SUPINA, come indicano le principali linee guida. Il tema del sonno sarà trattato anche nella parte dedicata alla SIDS. IL PIANTO Si può schematicamente suddividere i pianti in due grandi categorie: il pianto usuale, ripetitivo negli stessi orari ed il pianto inusuale ed inconsolabile. Sarà l’esperienza unita ad alcune semplici informazioni ad aiutare i genitori a discriminare tra i due. Il pianto usuale è caratterizzato da cicli di pianto durante il giorno, di solito pomeriggio-sera e sempre più o meno agli stessi orari: si tratterà probabilmente di coliche gassose o forse la causa è legata alla scarsità dell’apporto alimentare. È possibile, infatti, che negli ultimi pasti della giornata il latte sia un pò più scarso e in tal caso, su indicazione del Pediatra, potrebbe essere utile eseguire qualche doppia pesata. Un’altra causa di pianto ripetitivo e facilmente consolabile è il disagio dovuto alla temperatura ambientale, sia essa troppo bassa o troppo elevata. Il pianto inconsolabile invece, sia o meno unito a febbre, vomito, inappetenza, impallidimento o altri sintomi richiede prudenza ed è sempre bene contattare il Pediatra. Le cause più frequenti sono legate all’orecchio, più raramente si tratta di reflusso gastro-esofageo. Tra le altre cause più rare vanno ricordate quelle infettive (come le infezioni delle vie urinarie), quelle meccaniche (tipo “bimbo picchiato”: a rischio sono per esempio i piccoli che vivono in casa con dei fratellini). Ancora più rare sono le cause acute di provenienza addominale (tipo ernie o invaginazione intestinale). In tutti questi casi è indispensabile eseguire al più presto una visita pediatrica. L’ABBIGLIAMENTO È vero che il bimbo piccolo è maggiormente esposto al freddo perché sta spesso fermo e non produce energia, ma bisogna evitare di eccedere nella vestizione dei piccoli spinti da questa convinzione, soprattutto in casa, dove la temperatura andrà mantenuta intorno ai 20 gradi. La prima raccomandazione è pertanto quella di usare il buon senso cercando di adeguare l’abbigliamento dei nostri bambini alle effettive condizioni ambientali. Sarà utile utilizzare una tutina con fibre batteriostatiche che aiuta la termoregolazione. Quando il piccolo sarà portato fuori durante la stagione fredda, sarà opportuno ripararlo con una tuta termica, soprattutto se si programma di stare a lungo all’aria aperta. Un accenno inoltre al pannolino, che fino ai 2-3 anni di vita è l’indumento più importante per il bambino. Il pannolino deve essere assorbente e fatto di materiale ipoallergizzante, ma è necessario ricordare l’importanza del cambio frequente del pannolino. I lattanti, infatti, soprattutto se allattati al seno, possono evacuare anche dopo ogni pasto quindi il pannolino va cambiato prima e dopo la poppata! Ogni tanto sarebbe inoltre opportuno lasciare respirare la pelle del culetto, tenendolo scoperto. L’ACNE NEONATALE L’acne neonatale è una condizione piuttosto frequente nelle prime settimane di vita, legata a uno squilibrio ormonale che avviene nel neonato una volta staccato dal cordone ombelicale. Si ritiene, infatti, che il fegato del piccolo non sia in grado da solo di smaltire gli ormoni materni, che si accumulano dando luogo allo sviluppo di acne neonatale che può fare parte di un quadro più ampio, detto crisi genitale, caratterizzato da aumento del volume delle ghiandole mammarie (che possono anche presentare secrezioni) in entrambi i sessi e, nelle femmine, la comparsa di una pseudo mestruazione. L’acne neonatale si manifesta con la comparsa di piccoli brufoletti soprattutto su guance, fronte, mento e schiena. Solitamente è una condizione transitoria che si risolve senza alcuna terapia nell’arco di poche settimane solo proseguendo la consueta corretta detersione del bambino e avendo cura, quando lo asciugate, di non sfregare ma di tamponare delicatamente la pelle. Qualora invece il quadro divenisse eccessivamente diffuso, con brufoli di dimensioni maggiori e contenuto purulento potrebbe essere utile applicare una cremina antibiotica, solo dopo aver consultato il vostro Pediatra. LA SIDS (Sudden Infant Death Syndrome, o morte in culla), provoca la morte inaspettata ed improvvisa di un lattante apparentemente sano, che rimane inspiegata anche dopo una completa indagine post-mortem (autopsia, esame delle circostanze del decesso, storia clinica). La sua incidenza è di un caso ogni 2000 nati vivi e rappresenta la prima causa di morte nel primo anno di vita ed è più frequente fra i 2 ed i 4 mesi di vita.
La morte può avvenire rapidamente, sia di giorno sia di notte, sia in culla sia nel passeggino, sia sul seggiolino sia in braccio, senza segni di sofferenza o premonitori. PREVENZIONE DELLA SIDS Vi sono poi dei FATTORI DI RISCHIO cosiddetti NON PREVEDIBILI: L’uso del succhiotto sembra attenuare il rischio, poiché la superficie esterna consente al piccolo di tenere il viso lontano dal materasso. Da D.ssa Chiara Gelmetti & D.re Angelo CantarelliCONSERVAZIONE DEL LATTE MATERNO
TEMPERATURA AMBIENTE (gradi)
DURATA (ore)
15°
24 ore
19°-22°
10 ore
25°
Max 4-8 ore
0°-4° (frigorifero)
5 giorni (nei pretermine max 48 ore)
-15° (freezer, in cella dentro il frigo)
14 giorni
-18° (in congelatore con sportello separato)
3-6 mesi
-20° (congelatore a pozzetto separato)
1-2 anni
LA MAMMA CHE ALLATTA
PICCOLI DISTURBI DEL NEONATO E PILLOLE DI PUERICULTURA
LA SIDS