Da quando il coronavirus ha cominciato a circolare, gli scienziati di tutto il mondo stanno cercando di stabilire se Sars-CoV-2 può viaggiare nell’aria. La domanda che si stanno ponendo in molti è: il virus può sopravvivere nell’ambiente e soprattutto si rischia il contagio se quell’aria «contaminata» noi la respiriamo? L’Organizzazione Mondiale della Sanità sul punto è chiara e ha spiegato che non ci sono prove rilevanti che il nuovo coronavirus sia capace di trasmettersi attraverso l’aria. E anche il nostro Istituto Superiore di Sanità è sulla stessa linea. L’eccezione — e su questo tutti sono d’accordo — avviene in ambiente ospedaliero, quando vengono eseguite determinate procedure mediche come la broncoaspirazione o l’intubazione di un paziente.
Il dibattito
Ad alimentare il già acceso dibattito degli scienziati è stata una lettera scritta dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti e inviata al capo delle politiche scientifiche della Casa Bianca in cui viene riferito che il virus Sars-Cov-2 è stato trovato in campioni d’aria raccolti a oltre 1,8 metri di distanza dai pazienti. Harvey Fineberg, presidente di un comitato composto con la National Academy of Science scrive che «la ricerca dimostra che anche le gocce aerosolizzate prodotte parlando o forse anche solo respirando possono diffondere il virus», facendo riferimento a una ricerca in un ospedale della Cina in cui si è visto che il virus può essere sospeso nell’aria quando i medici rimuovono gli equipaggiamenti protettivi. Nello scritto cita anche uno studio dell’Università del Nebraska che ha analizzato 11 stanze con pazienti Covid-19, in alcune delle quali sono stati trovati campioni di Rna del virus nell’aria a quasi due metri di distanza. Anche l’immunologo della Casa Bianca Anthony Fauci ha parlato dei dati che vanno in questa direzione: «Il virus si può diffondere anche solo parlando»
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