Undici mesi.. ..autonomia alimentare

Undici mesi: autonomia alimentare

A TAVOLA: COME INSEGNARGLI A MANGIARE AUTONOMAMENTE

Già all’età di 6-7 mesi, pressappoco epoca dello svezzamento, il bimbo mostra interesse a ciò che gli altri mangiano (i genitori) e ha la capacità di afferrare il cibo con una prensione a mano piena e portarselo alla bocca ed è perfettamente in grado di formare in bocca un bolo alimentare con la saliva e deglutirlo. In più le sue capacità digestive sono maturate al punto di assumere una buona parte dei cibi che mangiano gli adulti. Tra le varie raccomandazioni atte a favorire l’autonomizzazione nell’alimentarsi, la più semplice , ma forse più importante, è quella di tenere sempre il bambino a tavola con i genitori o con chi lo accudisce fin da quando ha la possibilità di stare seduto autonomamente sul seggiolone. Se da una parte mangiare insieme e condividere poi, pian piano, lo stesso cibo, contribuisce a confermare al bimbo una sua identità e senso di appartenenza, dall’altra sosterrà la capacità da parte del bimbo di sapersi regolare riguardo alla quantità, ed indirizzarlo verso scelte di una varietà di alimenti sicuramente salutari attraverso l’esempio dei commensali, che rimane sempre il più influente modello di riferimento per l’apprendimento di sane abitudini.
In questo senso diventa chiaro che gradualmente e molto naturalmente si dovrà adeguare in base all’età anche il formato dell’alimento proposto, che se dapprima era fluido o semi solido, ora può essere tritato o sminuzzato in piccoli pezzettini, accettando che il bimbo dapprima sfrutti solo le sue manine per portarlo alla bocca, per poi essere capace di sfruttare l’imitazione per usare la forchettina o il cucchiaino, naturalmente alla giusta età.
Se l’intento è il raggiungimento di una vera autonomia alimentare del bimbo bisogna saper valorizzare il bimbo stesso nelle sue scelte imitative (oltretutto ciò costringerà l’adulto a praticare abitudini alimentari le più corrette possibili) e non cadere in errori comuni i più gravi dei quali sono sempre il dar da mangiare al bambino separatamente rispetto al resto della famiglia, il porre troppa attenzione a schemi alimentari troppo rigidi, l’eccessiva preoccupazione a che il bimbo non mangi i giusti quantitativi, il mettere in pratica delle strategie o pressioni per condizionare il bimbo a mangiare ciò che in realtà deve soddisfare i genitori, proporre sempre gli stessi alimenti pur che il bimbo mangi, mangiare insieme sì, ma con la televisione accesa e frettolosamente, impiegare zucchero e sale per ottenere un gusto più appetibile per il piccolo, usare la frutta solo attraverso i succhi, usare toppi succhi o bevande diverse dall’acqua di modo che il bimbo mai apprenderà che dissetarsi vorrebbe dire bere acqua.
Tutto ciò dovrebbe portare a sfruttare più facilmente in famiglia una dieta equilibrata per proteine, grassi e carboidrati, a mantenere le sane abitudini (per esempio una congrua colazione) e considerare, infine, il momento del pasto come un rituale edificante per tutti i componenti della famiglia, cuccioli compresi.