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WhatsApp, cosa ne pensano i ragazzi

WA può deconcentrarti da ciò che stai facendo. Senti lo squillo del messaggino ogni due secondi e tu, per paura di perderti qualcosa, vai a vedere cosa ti scrivono, oppure rispondi alle centinaia di persone che mandano solo, per la maggior parte, faccine. E intanto non ricordi più quello che stavi facendo e devi ricominciare dall’inizio.

N.

 

Come dice il proverbio: o tutti o nessuno!
Se mai qualcuno in questo mondo digitale decidesse di eliminare WA, agli occhi degli altri diventerebbe subito uno “sfigato”. Non solo perché sarebbe tagliato fuori da tutte le conversazioni, ma perché lo prenderebbero in giro.

M.

Non penso che WA sia davvero una “droga”, ma sicuramente va usato con consapevolezza e non in modo eccessivo. Può essere molto utile in tanti casi, però io toglierei la possibilità di collegare WA con altre app o siti Internet. Penso sia ingiusto vietarlo ai minori di 16 anni, perché non la ritengo l’app più “pericolosa”, l’importante è non abusarne, ma questo riguarda anche gli adulti.

A.

 

WA è un’app utile, conveniente, ma i “gruppi” sono stressanti. Siamo a scuola per cinque ore di fila e magari non ci parliamo, poi, appena fuori scuola, ecco che mi arriva il messaggino dell’amico che mi chiede: “Come stai?” ma se a scuola mi ha detto a malapena “Ciao”…???

M.

 

WA non è una “droga” perché se non ci fosse useremmo i messaggi SMS con l’unico risultato di spendere più soldi. Ci sono delle persone/ragazzi che non parlano mai, che non si fanno conoscere, che sono un po’ “sfigati”, allora quelli vengono esclusi dai gruppi. Nei gruppi non c’è posto per gli antipatici.

L.

 

Il lato più negativo di tutti è il cyberbullismo: una specie di aggressione via internet tramite i social. Il cyberbullismo è vigliacco, perché non è come i bulli che di persona si mostrano davanti alla vittima, ma si nascondono dietro a uno schermo. Oggi è riconosciuto come reato, anche molto grave e io sono d’accordo perché può portare a conseguenze molto gravi.
Io non uso molto il cell. Certe volte, quando esco, mi scordo anche di prenderlo, è mia mamma che mi obbliga ad averlo sempre. Una volta ho lasciato spento il cell per tre settimane, quando l’ho riacceso avevo duemila messaggi e venti chiamate perse. Ma io ho di meglio da fare che leggermi tutti quei messaggi!

G.

 

WA può diventare una “droga” se si va oltre il messaggiare. Purtroppo molte persone lo usano illegittimamente e senza consapevolezza. Mandano, per esempio, e fanno girare foto senza permesso, fanno gruppi anti-qualcuno. Ammetto che per un certo periodo anch’io facevo parte di uno di questi, ma ci ho pensato, non mi sembrava giusto e me ne sono andato.
Capita poi che qualcuno scriva un messaggio cattivo che, magari attraverso un’altra persona, arrivi all’interessato. Lui lo legge e ci resta male, può anche soffrire molto.
Ci sono dei ragazzi che stanno ore ad aspettare un messaggio WA anche banale come “Ciao” o “Cm va?” oppure che stanno on line per ore e ore. Sì, in questo caso penso si possa parlare di dipendenza.

E.

 

Una volta i miei genitori mi davano un limite di tempo al giorno per usare WA, ma con il passare del tempo si sono dimenticati. Lo ammetto, anch’io sono tra quelli che appena sentono “ding” guardano, ma non passo le notti a messaggiare… Bisogna usarlo con testa WA, non come certi che vedono la famiglia magari solo all’ora di cena e stanno con gli occhi sullo schermo del cell.
Devo dire la verità: penso che scrivere sia più facile che dire le cose in faccia. Ormai non parliamo più fra noi, è come se ci vergognassimo. Alcune relazioni è come se fossero “finte”, ci si scrive anche tanto, ma poi una volta faccia a faccia dalla bocca non esce neanche una parola. Paura di fare brutta figura? Non abbiamo coraggio?

C.

Caro diario,
ti confesso che penso di essere l’unica ragazzina al mondo della mia età a non essere (più) dipendente da WA.
Non capisco cosa ci trovino i miei amici di bello nel mandarsi faccine a vicenda o a parlare di cose inutili quando fuori il mondo è meraviglioso!!
Una volta, a Capodanno, ero con le mie amiche, tutte avevano il cell tranne me.
Arriva mezzanotte e nemmeno ci siamo fatte gli auguri, perché loro erano impegnatissime a mandare messaggi di buon anno al mondo!
Io mi sono sentita esclusa, ma quelle che mi facevano pena erano loro!
Devo essere sincera: ora penso questo perché una volta anch’io ero dipendente da WA, ma poi mi sono liberata, perché ho capito che mi faceva stare male.
Ero diventata nervosa, asociale, quasi isterica. Ero perfino dimagrita 5 chili dal tanto che ero nervosa.
Ero pallida, con le occhiaie, non dormivo e mi sentivo sempre triste perché o non arrivava QUEL messaggio o non ero inserita in qualche gruppo, o leggevo cose che non mi piacevano..
Sono arrivata a fare una cosa strana: mi sono incisa una faccina sorridente sul braccio, così ogni volta che la guardavo era come se lei mi dicesse: “Va tutto bene, tranquilla, sorridi”.
Un giorno, poi, mi sono fatta il piacere di rompere il cellulare e sono rimasta senza per un po’.
Ho scoperto che stavo proprio bene, sono ritornata serena e felice.
Ora il cellulare è tornato, ma adesso ho imparato la lezione!
Non è tutta colpa di WA, ma dell’abuso che ne facciamo!

S.

 

LETTERE AL PRESIDE DELLA NOSTRA SCUOLA

Ho letto con attenzione l’articolo apparso sul giornale a firma dei presidi di Parma. Sono rimasto sorpreso nell’apprendere quanti pericoli ed insidie possono generare i social network visto che ne faccio un uso contenuto.
Non sono comunque pienamente d’accordo con quanto riportato in questo articolo perché è vero che noi ragazzi, come molti adulti, passiamo molto tempo con i telefonini in mano , ma guardiamo le solite tre o quattro applicazioni, inoltre non lo utilizziamo fino al punto di non dormire: la sera lo spengo anche per il risparmio della batteria.
Anch’io sono fra le persone che utilizzano whatsApp ma riesco sempre e comunque a svolgere le mie cose con tranquillità sia i compiti che lo sport. Fino a quest’estate io non avevo un cellulare che fosse in grado di scaricare le applicazioni e che avesse internet perché i miei genitori pensavano (giustamente) che non mi servisse, ma io tra i miei amici mi sentivo un po’ escluso… fortunatamente con la cresima è arrivato come regalo!
Da quando ho lo smartphone come social network uso solo quell’applicazione perché i miei genitori non mi permettono di utilizzarne altre come Istagram, facebook e twitter.
Partecipo in circa otto gruppi e i messaggi non sono così frequenti: li diventano in seguito ad un evento come per esempio la partita di pallavolo dove ognuno di noi scrive il proprio commento. Alcuni gruppi sono importanti come quello sportivo al fine di ricevere le istruzioni e appuntamenti di allenamento da parte del nostro coach.
Sino ad oggi non conoscevo i termini di servizio di whatsApp anche perché l’ho scaricato dietro autorizzazione dei miei genitori. Gli stessi mi hanno vietato utilizzi diversi e a sorpresa papà mi controlla anche i messaggi. Ad oggi l’utilizzo di whatsApp non mi ha creato problemi ma benefici come ad esempio contattare i miei compagni per sapere i compiti da fare in caso di mia assenza da scuola, salutare gli amici della montagna che frequento solo in estate e quelli d’inverno quando vado a sciare… è veramente un modo semplice ed economico poter mantenere i contatti con tutti gli amici, sia vicini che e soprattutto quelli lontani (ho 2 amici che vivono in Germania ed uno in Svizzera).
L’importante comunque è che tutte le cose, che sia il cellulare, che sia internet, che sia la televisione, o altra cosa, venga utilizzata con parsimonia e con il giusto “dosaggio” anche perché ci sono tanti altri interessi nella vita: LO SPORT IN POLE POSITION!.

L.

 

Non concordo con la rappresentazione che hanno fatto i presidi del mondo di whatsApp, perché io e i miei amici, lo usiamo in modo responsabile e maturo, non mandandoci video dell’isis e altre cose orride e macabre, come pensate, lo usiamo come mezzo di comunicazione alternativo sostituendo la vecchia telefonata o il messaggio a pagamento. Penso che i presidi usino whatsApp in modo legale perché hanno più di sedici anni, come c’è scritto nei termini di servizio composti da “200” pagine che nessuno leggera perché ha smania di provare questo nuovo mezzo di comunicazione. Penso che anche voi presidi non l’abbiate letto i termini di servizio, o sbaglio? Io ho iniziato ad usare whatsApp con il consenso dei miei genitori e il suo uso non mi provoca fastidi come disturbi del sonno o poca concentrazione. Penso che avrei il coraggio di affrontare le soluzioni proposte dai presidi ma non ne vedo il motivo per cui dovrei farlo visto che ho tanti gruppi in cui ci sono i miei compagni di classe con cui dialogo.

P.

 

Egregio professore Pier Paolo Eramo,
a riguardo della lettera che lei e i dirigenti scolastici di Parma e provincia avete scritto sull’ applicazione WhatsApp, vorrei chiarire alcuni punti con lei.
Alcuni alunni, è vero, usano questa applicazione illegittimamente, inviando video macabri, insulti, foto senza autorizzazione dell’ interessato, probabilmente non gli è stato insegnato l’ educazione e la convivenza con le persone e tutto questo rientra anche nel bullismo, penso che non sia un problema legato a WhatsApp.
Io uso WhatsApp e ho vari gruppi, quello di calcio, quello della classe e quello di famiglia, li uso spesso per la velocità di comunicazione, scambiarsi avvisi importanti, essere aggiornato sull’ ultima lezione persa, tenerci in contatto durante le vacanze, ecc..
I termini di servizio dicono che devi avere 16 anni, io non ne ero a conoscenza ma quando ho deciso d’installare l’ applicazione ho chiesto il permesso ai miei genitori, credo che ci sia un problema nell’ applicazione, non penso che basti dire di avere 16 anni, ma dovrebbero verificarlo, è come se andassi a chiedere un alcolico in un bar e non verificano la carta d’identità.
Per le soluzioni proposte non concordo con la cancellazione di WhatsApp dal telefono, tantomeno la cancellazione dei gruppi, penso che sia più utile affrontare più lezioni su questo tema.
Condivido la terza soluzione e già dalla prima media i miei genitori mi hanno imposto di non portare a scuola un cellulare che abbia internet, ma un semplice telefono per poter comunicare in caso di bisogno.
Spero di aver espresso positivamente il mio parere personale.
Distinti saluti

L.

 

Preg.mo sig. Preside,
Ho letto con molto interesse le riflessioni sull’utilizzo di “WhatsApp”.
Sono pienamente d’accordo con gli avvertimenti che i presidi ci hanno dato riguardo i pericoli che comportano un cattivo uso di WhatsApp.
D’altro canto questo strumento ci da anche molti vantaggi, se l’utilizzo di questo “network” è fatto in maniera corretta e soprattutto senza storture ed esasperazioni.
Affermo questo poiché uso WhatsApp frequentemente ma senza eccessi (p.e. senza dormire) e nonostante faccio parte di diversi gruppi, posso affermare onestamente che questi non sono finalizzati a discriminare, diffamare o intimidire chiunque.
Purtroppo non mi sono premurato di leggere attentamente le diverse pagine “dei Termini del servizio”, quindi sono anch’io “fuori legge” non avendo compiuto i 16 anni richiesti per poterlo utilizzare; anche i miei genitori evidentemente non hanno letto le condizioni di accesso al servizio e mi hanno accordato il loro permesso nonostante non potessi ancora averlo. Posso comunque testimoniare che soprattutto mamma si è molto raccomandata riguardo possibili errati utilizzi ed eccessi.
Visto che questo social è tanto diffuso, penso che sia impossibile negarlo agli adolescenti, mentre una soluzione intermedia potrebbe essere quella di consentirne l’utilizzo con le limitazioni stabilite dai propri genitori: tot, massimo ore settimanali, uscire dai gruppi che possono avere contenuti pericolosi e sbagliati ed avere controlli sugli accessi ad internet per evitare ogni contenuto pericoloso (violenza, pornografia, contenuti macabri ecc.).
La cosa più pericolosa ritengo sia l’indifferenza degli adulti, mentre è senza dubbio molto positivo che la scuola cerchi di coinvolgere alunni e genitori per cercare di evitare questi pericoli.

P.

 

Gentile sig. Preside
Io uso whatsApp e ho tredici anni. Prima di scaricarlo ho avuto il permesso dei miei genitori per installarlo. Ho letto i Termini di Servizio dell’applicazione ma evidentemente mi è sfuggita la postilla che diceva che bisogna avere sedici anni prima di usarlo come lei e gli altri presidi esplicitate.
Per me è un’applicazione molto utile e facile da usare con svariate possibilità e novità in ogni aggiornamento. Poi non vedo l’ora che arrivi, anche per il mio telefono, l’attivazione di fare telefonate con l’applicazione.
Ho circa 10 gruppi tra classe, pallavolo, vecchie amicizie… e devo dire che mi trovo molto bene perché sarebbe stancante scrivere lo stesso messaggio a 10/15 persone. Diciamo però che spesso mi arrivano troppi messaggi in poco tempo. Alcuni utili come ad esempio mettersi d’accordo per eventuali uscite; altri invece che si potrebbero benissimo evitare. Pensi che una volta ho lasciato spento il telefono per un giorno e mi sono arrivati 200 messaggi! Proprio per questo motivo quando studio lo spengo o lo tengo in un’altra stanza in modalità silenzioso.
Concordo con i presidi riguardo al consiglio di non inviare foto particolari o messaggi offensivi però fortunatamente io non ne ho mai ricevuti ne inviati e perciò non avrei il coraggio di affrontare una o tutte le soluzioni proposte nella lettera.
Grazie per l’interessamento al mondo dei giovani.
Un saluto,

M.

 

Caro Preside,
oggi vorrei provare a darle una risposta riguardo alla sua lettera agli studenti sull’uso di WhatsApp.
Sono d’accordo solo in parte con quello che lei e gli altri presidi dite, cioè concordo con l’affermazione che è uno strumento molto versatile e di grande utilità , ma non sono d’accordo che debba essere vietato ai bambini che hanno meno di sedici anni , perché sono convinto che la maggior parte dei ragazzi sia responsabile e consapevole dei pericoli che nasconde.
Molti ragazzi come me sono stati informati dai genitori su quello che è giusto scrivere o inviare, sanno che certe immagini e le offese scritte restano e possono ferire , anche se scritte o inviate per scherzare.
Io ad esempio uso WhatsApp non solo per comunicare coi miei amici ma anche per scambiare i compiti che non sono riuscito a scrivere a scuola.
La vostra lettera mi è servita per capire che quando scarico un’applicazione si devono leggere i termini di servizio per conoscere l’età minima per poterla utilizzare e soprattutto per pensare ancora di più alle conseguenze quando invio un messaggio o un’immagine.
Devo dire che l’uso di WhatsApp mi è molto utile e per me è molto importante e mi porta molti benefici quindi farei molta fatica a rinunciarci.

D.

 

Io personalmente non concordo pienamente con ciò che i presidi dicono perché da una parte hanno torto ma da un altro punto di vista è vero:

  • hanno torto perché loro guardano solo il lato negativo di whatsApp in particolare dei gruppi perché non tutti i gruppi sono come dicono loro. Per esempio io ho un gruppo della famiglia uno per le comunicazioni di tennis uno della mia classe per eventuali compiti o chiarimenti, e perché dovrei uscire? Che problemi mi creano? Ci sono dei gruppi per scherzare con i miei amici ma sono molto belli e nel caso qualcuno non voglia starci si toglie e nessuno lo giudicherà sfigato perché non c è niente di male, c’è a chi piace stare nei gruppi e ricevere tanti messaggi e a chi no;
  • non hanno del tutto torto quando dicono che i ragazzi stanno troppo al telefono, è la verità, ma non tutti, alcuni passano da un estremo all’altro, però ciò non toglie che sia giusto che questi ragazzi si tolgano dai gruppi. Riguardando me non mi è mai stato inviato un video/immagine inadeguati perché tengo conto di che gente si trova all’ interno del gruppo ma questa è questione di responsabilità ; con la lettera che hanno pubblicato per i genitori mi è sembrata esagerata perché i genitori sanno come è il proprio figlio e questa lettera non può sapere i gruppi delle persone perché non esistono solo i gruppi sciocchi.
    Io prima di usare whatsApp non sapevo tutti tutti i Termini di servizi ma molti si. Per istallare whatsApp ho chiesto il consenso dei miei genitori senza problemi. L’ uso di whatsApp mi è ormai indifferente non mi provoca fastidi ma neanche benefici. Avrei anche il coraggio di affrontare le soluzioni dei presidi ma in ogni caso non mi sembra una cosa utile e essenziale.

L.

 

Io uso whatsApp da gennaio dell’anno scorso e mi sembra un’ottima app, è vero certe volte mi sono arrivati degli insulti da delle/gli mie/ei amiche/i, però non ci ho mai dato molto peso; spesso sui gruppi mandano foto o video stupidi, che interrompono, magari, quello che stavo facendo, ma non mi sono mai arrivati dei video pornografici, sull’ISIS o su altre cose citate nella lettera, tra l’altro io partecipo a gruppi del tipo: “2°C, 5° GRADO JAZZ, CATECHISMO, CLUB LIBRI, UNDER 14”. Tutti gruppi che mi servono per cose utili.
Quando mi sono scaricata l’app mia mamma ne era consapevole e, tra l’altro, la usa anche lei, perciò non mi ha ostacolata. Ammetto di non aver letto i Termini di Servizio, perché tutti i miei amici lo usavano e quindi non gli ho letti.
Io non sono d’accordo con questa lettera, anche se è vero che i messaggi interrompono spesso quello che si sta facendo e per alcuni è quasi una droga, ma non siamo gli unici, anche gli adulti perdono ore davanti a i messaggi di whatsApp, che di certo non sono di lavoro, anche loro camminano con il cellulare in mano per strada o facendo altre cose, anche loro fanno parte dei gruppi, per esempio mia mamma ha whatsApp e quando la sera si mette a messaggiare con i suoi amici e io cerco di dirle qualcosa mi ignora perché è troppa presa dai messaggi che le arrivano. Penso che non solo i ragazzi devono eliminare l’app, o almeno usarla poco, ma che anche gli adulti debbano farlo.
Nella lettera c’è scritto che whatsApp ha un’influenza negativa su di noi, sia a livello fisico che morale. Io non ho riscontrato problemi nel dormire, come dice la lettera, ma usare l’app non ha avuto neanche dei benefici.
Riguardo alle soluzioni per moderarne l’uso non sono per niente d’accordo, eccetto quella sui gruppi e sulle regole da decidere insieme (io e la mamma). Non mi sembra giusto eliminare whatsApp per niente, quando mi serve per delle cose importanti, tra l’altro nella lettera c’è scritto che telefonate e messaggi bastano fino alla terza media, ma io spesso non ho soldi sul telefono e non posso ne chiamare ne mandare un messaggio, whatsApp invece non è a pagamento e posso inviare messaggi tranquillamente, senza dover avere per forza dei soldi sul telefono.
Grazie per aver letto questo mio commento in merito alla lettera.

S.

 

Non conoscevo i termini di servizio di WhatsApp e scopro solo ora che l’età minima per usarlo è 16 anni e quando l’ho installato non ho chiesto il permesso ai miei genitori, ma poi gliel’ho detto subito, anche perché mia mamma ogni tanto mi controlla il telefono.
Non sono un grande utilizzatore di WhatsApp o di altri social network, anche se penso che sia utile perché puoi messaggiare illimitatamente senza costi; sono stato inserito in vari gruppi, ma spesso mi sono tolto perché messaggiavano di cose inutili e non mi piacevano. Ora faccio parte di cinque gruppi, ma io messaggio poco.
Penso che anche con il telefono da pochi euro si possa messaggiare, disturbare ed inviare compiti come con WhatsApp, magari non è così veloce ma penso che non cambi di molto.
Sono d’accordo con il fatto che i genitori dovrebbero avere più controllo su questi social, infatti i miei genitori mi hanno dato da subito delle regole su come e quando usare il cellulare: quando faccio i compiti il mio telefono deve rimanere spento o silenziato e in una stanza diversa da dove mi trovo, quando mangio il telefono non è mai sulla tavola e quando è ora di dormire lo lascio in cucina spento o silenziato; quando alla mattina mi alzo vedo che ci sono dei miei amici che messaggiano ad orari strani e la maggior parte delle volte sono tutte cose inutili.
Sarei disposto a provare anche le altre proposte dei Presidi insieme ai miei genitori, ma penso che con le regole che mi hanno dato io faccio un uso giusto di WhatsApp.

F.

 

Non concordo pienamente con quello che dicono i presidi su whatsApp perché è un’ applicazione utile che non fa sprecare tanti soldi, non tutti i ragazzi sono malati di whatsApp, perché ci sono altre mille applicazioni simili che magari vengono usate maggiormente di whatsApp.​ Io uso whatsApp e lo ritengo bello, divertente e comodo, ho tanti gruppi di pallavolo, di tennis, della famiglia e della classe ad esempio. ​Sinceramente ammetto che non li conoscevo e non ho mai pensato di leggerli. ​Ho avuto fin dall’inizio il consenso dei miei genitori; visto che anche loro lo usano hanno detto di sì senza problema. ​L’uso mi procura benefici perché con whatsApp posso chiedere alle amiche di uscire e cose del genere, ho assistito ad avvenimenti spiacevoli su whatsApp però secondo me questo social da più benefici di fastidi. ​Insieme ai miei genitori proverei una delle soluzioni proposte, di certo non tutte e in particolare quella di cancellare whatsApp.

C.

 

WhatsApp, la nostra droga
Ed è proprio vero, ne sono consapevole. Perdiamo troppo tempo con i social, in particolare con WhatsApp, che ora è anche in grado di trasmettere telefonate; perciò ormai la funzione del telefono è whatsApp, l’uso delle telefonate normali si è estinto.
Penso che ne siamo tutti consapevoli, ma nessuno, compresa me, si decide a darci un taglio, perché si pensa che solo così si possa essere in contatto con gli altri e fare parte di un gruppo.
WhatsApp potrebbe anche essere inteso come applicazione utile, perché permette di mandare messaggi gratis o registrazioni…ma è anche molto pericoloso e da “fare gli screen della chat” si possono generare litigate, succede quando si fotografano i messaggi nello stesso momento in cui vengono scambiati: se per caso si è parlato male di una persona, questa potrebbe ricevere attraverso un’altra persona quanto di lei è stato detto e risentirsene.
Bisogna stare attenti anche alle immagini scambiate, perché potrebbero essere inoltrate ad un altro e da lì di nuovo inoltrate e così via..
Anche le faccine così dette “emoticons” che noi tutti mandiamo alla fine del messaggio, che possono rappresentare la tristezza, la rabbia, la felicità…o così via, per me sono di estrema superficialità. Ormai è come se mancassero le parole per esprimere i sentimenti, anzi a volte gli stati d’animo vengono portati all’eccesso: sembra che la tristezza o addirittura la depressione sia lo stato d’animo prevalente fra i ragazzi; lo dimostrano anche alcuni stati di whatsApp.
E poi noi adolescenti siamo capaci di stare ore davanti al telefono, quando tutti i membri di un gruppo su whatsApp sono “online” si scambiano continuamente opinioni.
Con questi telefoni dimentichiamo anche l’uso vero delle emozioni: molta gente si fidanza tramite whatsApp e crede che il vero amore sia scambiare un “ciao” con il cuore…
Oppure l’opposto: c’è chi litiga offendendo bruscamente la persona usando termini di cui non si rende neanche conto, ma che in faccia non sarebbe capace di dire.
Insomma credo che la tecnologia possa aiutare e essere utile, ma, se usata male, produce danni; come minimo fa perdere molto tempo.
E poi whatsApp non è cosi indispensabile, i nostri genitori ce l’hanno fatta a viverci senza, perché noi non ne siamo in grado?! La nostra dipendenza è nata dallo stare troppo attaccati al cellulare e a controllare ogni minuto se è arrivato un nuovo messaggio…
A volte, quando non vogliamo usare il telefono o quando di notte abbassiamo la suoneria, lo schermo si illumina: questo è un richiamo a cui non sappiamo resistere e non riusciamo a frenare la nostra curiosità di vedere chi ci ha cercato.

S.