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Riflessioni di due notti di mezza estate

Salute a tutti,
mi chiamo Camorali Marco e come la maggior parte delle persone che si addentrano assetate di risposte nel sito del Dott.Cantarelli sono un genitore: giovane papà  da ormai 17 onirici mesi.. Finite le “scartoffie” universitarie e guidato da una laurea in psicologia, mi sono avvicinato al mondo delle “nuove dipendenze” grazie ad una tesi incentrata sulla relazione tra l’essere umano e le nuove tecnologie. Supportato dal Dott.Restori prima e dal Preside della Fra Salimbene PierPaolo Eramo poi, accompagnato da una mia amica e collega la Dott.ssa Sara Malagoli abbiamo iniziato un progetto chiamato “Internauti Consapevoli” attivo da tre anni nella maggiorparte delle scuole medie di Parma dove ascoltiamo i bisogni dei ragazzi cercando di definire in maniera un pò più chiara la loro relazione con il mondo di Internet in modo da facilitare la loro consapevolezza.
Ho letto sia la lettera dei dirigenti scolastici sul mondo di WhatsApp (comparsa sulla Gazzetta di Parma di lunedi 13 aprile 2015), sia le lettere di risposta che alcuni alunni si sono sentiti di scrivere al proprio preside; forte di ciò e seguendo la sopracitata comunicazione volevo prima tracciare una panoramica di quello che pensano i ragazzi a riguardo, e poi condividere a titolo di neo-papà le mie preoccupazioni e il mio punto di vista in modo che possano magari servire come punto di partenza per una riflessione personale prima e per un confronto con i propri figli poi.

 

..il punto di vista dei ragazzi della FraSalimbene:
Punto I. La presenza in WA (o in almeno un social network) è la normalità nei ragazzi delle scuole medie, e probabilmente già al termine del ciclo elementare non è evento così raro. Di fatto per scaricare l’applicazione basta “dichiarare di aver compiuto il sedicesimo anno d’età” ma non vi è la presenza di alcun tipo di verifica (per esempio non viene richiesto il numero del codice fiscale o simili). La maggior parte dei ragazzi, oltre non essere a conoscenza di tale filtro, non lo condivide del tutto. Di questa applicazione  vengono infatti sottolineati a più riprese e con mente razionale e lucida gli eventuali pericoli o fastidi come vedremo più avanti, ma in generale è visto come la naturale evoluzione della comunicazione dato che citando Sofia “l’uso delle telefonate normali è ormai estinto”. E’ inoltre idea diffusa quella di aver ormai raggiunto una età in cui poter padroneggiare tale strumento, galvanizzati da una parte dal fatto che ne è stata prima chiesta l’autorizzazione ad un genitore che lo usa quindi lo conosce, e dall’altro che già la maggior parte dei compagni ne è in possesso. “Avere”, o meglio “Essere” su WA permette oltre ai vantaggi noti a noi tutti, anche di poter appartenere a determinati gruppi più o meno “popolari”, di definire e ri-definire il mondo e se stessi, di sperimentarsi in differenti seppur virtuali contesti e condividere con gli amici i propri stati e le proprie esperienze, un’opportunità incredibile travestita da necessità con un alone tetro, dato che, come parafrasa Matilde: ” in questo mondo digitale se qualcuno decidesse di eliminare WA, agli occhi degli altri diventerebbe subito uno sfigato non solo perchè sarebbe tagliato fuori da tutte le conversazioni ma perchè lo prenderebbero in giro”.
Punto II. Sul fatto che un uso massivo di WA possa limitare le ore di sonno, il grado di attenzione e quindi le prestazioni nello studio/lavoro, oltre che far deragliare la qualità delle relazioni sociali; i ragazzi si son divisi. In una parte di lettere infatti compare grande ottimismo e consapevolezza sulla conoscenza dello strumento, trattato proprio come si addice ad uno strumento e pronto quindi ad esser lasciato una volta raggiunto il proprio scopo. In altre, che invito a leggere per esteso perchè non voglio correre il rischio di decontestualizzarle, compare invece un grande urlo di dolore, di tristezza, di solitudine, di ricerca d’aiuto causato da questo nuovo modo social di comunicare, modo rapido, incessante, che non lascia spazio alle emozioni di filtrare se non sotto forma di faccine pronte ad esser subito rimpiazzata da altre, in altre chat, dopo pochi secondi. Il capitolo delle relazioni sociali viene trattato con grande criticità dai ragazzi, sono consapevoli cioè che tale mezzo che per definizione dovrebbe avvicinare, spesso allontana. Anche quando si trovano nel mondo reale, a contatto con amici in “carne ed ossa”, restano con un orecchio e non solo, tesi verso un eventuale movimento del telefono. Lo smartphone sembra essersi tramutato da mezzo di comunicazione ad argomento di comunicazione; status simbol incontrastato delle nuove generazioni. Il fatto che le persone si parlino sempre meno vis-a-vis e necessitino sempre maggiormente di scrittura, è un paradosso in una società fluida come la nostra. Il fatto di comunicare più facilmente con qualcuno attraverso uno schermo che guardandolo negli occhi (fatto mai capitato prima nell’evoluzione della nostra specie), li fa riflettere su come spesso la vergogna e la pressione siano le emozioni avvertite come predominanti nella vita sociale, emozioni sgradevoli da esperire per cui prontamente evitate frapponendo tra se e il mondo uno schermo, simbolo di barriera e di protezione, una specie di trincea, di pelle supplementare per non scoprirsi e rischiare di soffrire troppo.
Punto III-IV: La maggioranza dei ragazzi torna compatta nel momento in cui si affronta il tema sulle conseguenze catastrofiche e drammatiche a cui può portare un utilizzo inconsapevole del mezzo..tutti ne sono a conoscenza, nonostante la quasi totalità afferma di non aver neanche provato a leggere le pagine dedicate ai “Termini di utilizzo” (qui come per nessun altra applicazione). I gruppi anti-qualcuno, il cyberbullismo, il cyberazzismo,il diffondere materiale di terzi senza consenso, il furto d’identità, la condivisione di nudità proprie e altrui, il prendere in giro per lunghi periodi di tempo al fine di provocare vergogna e sottomissione nel “antagonista” etc.etc. sono atti ben conosciuti, perchè in minima parte esperiti personalmente da tutti, oltre che presentissimi nelle cronache. Tutti sanno che è sbagliato: ma per esser visti come fighi, come popolari o per non vestire le vesti del caprio espriatorio, spesso è più comodo accodarsi al branco piuttosto che fermarsi col rischio di esser visti e perseguitati. La consapevolezza che si possa far/ricevere denuncia è ben presente nelle teste dei ragazzi, come l’erronea idea che parlare a qualcuno, che sia esso un amico un genitore o un insegnante, dei propri problemi, in una fase in cui l’accettazione è una delle mete da raggiungere a tutti i costi, appare una via spesso difficile, pericolosa da percorrere e un po’ da perdente.

 

..pensieri e preoccupazioni in una notte di mezza estate di un giovane-neo-papà-dottore in psicologia e lavorante nelle scuole; ossia un “pre-digital nativ” cresciuto nella rivoluzione multimediale degli anni ’80, utilizzatore limitato di archibugi social ma preoccupato per il mondo da presentare al proprio “erede”!!
Punto I : Come ho già avuto modo di spiegare in questo sito, considero WA e il mondo digitale in generale come uno strumento, e per definizione stessa non penso si possano imputare ad uno strumento responsabilità sconfinate. Seguendo un parallelismo, con il quale ci presentiamo in ogni nuova classe, considero Internet allo stregua di un automobile o di un coltello, ossia strumenti incredibili che ci hanno rivoluzionato e facilitato la vita. Certo.. entrambi se usati nella maniera sbagliata possono portare a termine disastri, ma usati consapevolmente rappresentano una potenzialità e una opportunità incredibile.. non mi/ci stancheremo mai di ripeterlo. Questo è il mio punto di vista sull’argomento, ma non per questo sono in contrasto con la chiusa della lettera dei dirigenti scolastici: mai cioè farei guidare un autobus a mio figlio prima che abbia conseguito età e patente! (prima cioè che sia arrivato a maturità e capacità).
Se compito di un genitore è quello di proteggere il proprio figlio e cercare di dargli una seppur superficiale mappatura del mondo, vien da se che tale mappa dovra esser coerente con la realtà e con i comportamenti presentatogli. Voglio dire: se esistono determinate leggi, iniziamo a rispettarle come individui (e da genitori a farle rispettare ai nostri figli), o se le crediamo stupide e inutili cerchiamo di fare il possibile per cambiarle e renderle aggiornate al nostro periodo storico. Lamentarsi o preoccuparsi di un’applicazione che i nostri figli non potrebbero neanche avere, non lo trovo comportamento costruttivo e non penso che si possa attribuire alla scuola, all’allenatore o allo Stato di turno il compito di visionare sui nostri figli più di quanto dovremmo fare noi. Penso sinceramente che sia arrivato il momento di fare tutti un bel bagno d’umiltà diventando noi i primi controllori di noi stessi e dei nostri figli, prima di tutto dando il buon esempio, e secondariamente facendo rispettare le norme condivise dato che come dicono i nonni “difficilmente sotto un pero nascerà un melo!”. Questo per dire che per esempio fare una ramanzina ad un figlio per le ore che passa a contatto con il suo smartphone, non avrà grande impatto se mentre mangiamo,guidiamo,ci rilassiamo o facciamo la spesa ci facciamo vedere al telefono,  magari non dando a lui l’attenzione richiesta (tralasciando il fatto che un ragazzo sotto i 16 anni e non solo possa vivere bene anche senza un Iphone!). Per ruolo ci è chiesto di insegnare qualcosa ai nostri figli, bene: come prima passo quindi dobbiamo sapere cosa insegnare, anche se questo ci costerà fatica, impegno oltre che dispiego di tempo; ma avvicinarsi al mondo dei ragazzi significa anche e soprattutto questo, cercare di esser sempre aggiornati e provare a guardare il problema con i loro occhi integrando questo con le nostre esperienze.
Punto II: Le Caratteristiche del mezzo, ossia la possibilità di non essere mai soli ma perennemente connessi ad una rete di amici  con cui condividere in maniera privata o pubblica foto, video, musica, in maniera colorata, immediata e a poco prezzo, sono caratteristiche più che accattivanti per l’essere umano tutto, non solo per un adolescente che sicuramente avvertirà questa e altre “necessità” in maniera maggiore. Questo secondo punto abbraccia una serie molto amplia di “accuse” quindi proverò a far una rapida carrellata in modo da toccare tutti i “capi imputati”. Siamo esseri programmati per svolgere un’azione alla volta, per cui è logico pensare che se tutte le volte che ronza il telefono andiamo a vederne il motivo, distogliendo l’attenzione dal compito che stavamo facendo, la performance risulterà deficitaria. E’ inoltre vero che essendo suoni, luci e vibrazioni assai rari in natura, questi avranno una grande efficacia nel cogliere la nostra attenzione distogliendola dalla meta originale. Il fatto di esser o dover essere sempre connessi per paura di perdersi conversazioni ritenuti importanti, è inoltre un altro incentivo per non allontanarsi mai troppo dal nostro telefono, anche magari quando dovremmo dormire o impegnarci attivamente in altre attività, compiti o lavoro su tutto.
La parte che maggiormente mi,ci e li preoccupa, è sicuramente il capitolo relativo alle relazioni sociali e alle emozioni che dovrebbero rappresentare il sale della vita, ma si stanno trasformando in qualcos’altro. Il fatto di dover esser sempre connessi, oltre che di rassicurazione, carica i nostri ragazzi di pressioni perchè esser connessi significa anche dare e non solo ricevere, significa esser perennemente performanti, pronti e in equilibrio con i canoni del gruppo di riferimento; cosa che alla lunga richiede tanta carica energetica e potrebbe distogliere i soggetti dalla loro vera essenza, dal loro vero sentire e volere. La società richiede apparenza e rapidità, storicamente non il campo ideale per il proliferare delle emozioni, che per esser condivise ed esperite necessitano di verità e tempo. Se la società corre all’impazzata perchè le logiche di mercato, il consumo e la produzione impongono questo, e noi corriamo con essa, come possiamo chiedere ai nostri figli di comportarsi in maniera diversa? come possiamo insegnare loro l’importanza di vivere le emozioni, l’empatia verso il prossimo, l’ascolto, il rispetto e tutte le sfumature che ci rendono orgogliosamente esseri umani se non siamo totalmente concentrati su questo?
Punto III-IV: La cronaca negli ultimi anni si è riempita in maniera esponenziale di tragedie, compiute o sfiorate che avevano in qualche maniera a che fare con WA, o in generale con il mondo dei social. Questo strumento appare infatti così duttile che un suo cattivo utilizzo può portare se stessi o gli altri, in situazioni potenzialmente rischiose. Alcuni comportamenti, trattandosi di minori, rientrano in materia penale, per cui ogni ragazzo è avvertito del potenziale rischio/possibilità di denuncia ogni volta che invia un file. Sembra che la massima di Ovidio “video meliora proboque, deteriora sequor “ ( vedo le cose migliori e le approvo, ma poi seguo le peggiori) abbia trovato nuova linfa e contesto. Sappiamo (essendo sapien-sapiens), o almeno abbiamo una bozza dei comportamenti che avranno un effetto negativo sugli altri, ma non sempre ci prendiamo la cura di usarli perchè siamo abituati a pensare prima a noi e poi, se ne rimane, agli altri..e fino a quando non empatizzeremo con l’altro riconoscendolo come simile, ma continueremo a definirlo “altro”, quindi diverso da noi, ci sarà sempre qualcuno che soffrirà: una volta sarà mio figlio, una volta il tuo.. Noi come genitori possiamo “solo” educarli attraverso il sempre valido buon esempio nei gesti quotidiani, (se rispetto gli altri li rispetterò sia in WA che per strada o allo stadio) e attraverso un costante monitoraggio, non soltanto dello smarphone ma anche e soprattutto del loro stato emotivo interiore. Dalle lettere stanno chiedendo il nostro aiuto, stanno chiedendo a loro modo orientamento; ma per la prima volta nella storia non basta più insegnare i punti cardinali per esser genitori, perchè anche noi come persone siamo disorientati, come se la nostra fidata bussola non funzionasse più in questa oscura realtà virtuale..tiriamoci su le maniche; da adesso, tutti!

Diventi papà ,
e d’incanto quello che fino a quel giorno
era stato attraente ed eccitante per te;
diventa potenzialmente pericoloso
per qualcun’altro che ti assomiglia..
-Dott. Camorali Marco-