Stress da asilo

Stress da asilo

È importante premettere che non esistono risposte assolutamente giuste o assolutamente sbagliate. L’idea che possa essere negativo inserire il bambino all’asilo fra gli 8 e i 24 mesi non nasce dalla teoria che proprio in questa fase dello sviluppo il bambino riconosce l’estraneo e questo gli provoca nella separazione angoscia e paura.

In realtà oggi le teorie dell’attaccamento ci dicono che un bimbo inizia fin dalla nascita a costruire con le figure di riferimento significative, di solito la mamma ed il papà, un legame che gli consente di prepararsi proprio alla separazione ed all’esplorazione dell’ambiente. Un bimbo, infatti, può separarsi ed affidarsi ad altri, nel momento in cui sente di avere già vissuto un’ esperienza importante di legame, che rimanga come una base sicura a cui poter ritornare nel momento del bisogno. Questo processo inizia subito, per arrivare, a compimento verso i tre anni, quando il bimbo avrà definitivamente interiorizzato questo genitore sicuro dentro di sé.

Dunque più il bimbo è piccolo e più sarà importante rassicurarlo, e curare il momento della separazione. Nello stesso tempo egli sarà meno pronto ad aprirsi ad altri significativi attaccamenti e legami, anche con i pari.
Dunque è importante non considerare l’angoscia che il bimbo subisce verso gli otto mesi come un segno che sia meglio evitare l’inserimento, ma tutt’altro.
Il problema riguarda in questo caso, più spesso l’adulto che preferisce separarsi da un bimbo che non piange e non protesta per la separazione. In realtà l’assenza di angoscia in un bimbo molto piccolo ci parla solo del fatto che forse questo bimbo non ha ancora un attaccamento, passaggio invece fondamentale per allontanarsi, sicuro di non essere abbandonato.

È fondamentale fare un’ultima riflessione. Ogni bimbo ha un percorso di sviluppo assolutamente specifico, condizionato dalle sue caratteristiche individuali, dagli eventi che hanno già attraversato la sua vita (ospedalizzazioni, perdite, separazioni) e dalla relazione con le figure di riferimento. Quest’ultimo aspetto è naturalmente fondamentale. Talvolta ci sono bimbi che si ammalano molto perché devono farsi le difese immunitarie e questo non deve a priori far interrompere l’esperienza della socializzazione. Ci sono bimbi che invece si ammalano moltissimo: questo può scatenare un importante stress per tutti i familiari e, ovviamente, per il bimbo che si troverebbe in uno stato di malattia cronica veramente impegnativo: naturalmente questo dovrebbe far soffermare i genitori sulla possibilità di interrompere l’esperienza o temporaneamente o definitivamente per quell’anno.

Allo stesso modo, un bimbo può arrivare al Nido con “difese” mentali e di relazione sufficienti, altri invece possono arrivare ancora troppo fragili e dunque non essere pronti. Questo non significa che in assoluto, si debba evitare l’esperienza, ma solo che in questi casi la cura dei tempi e dei modi nella separazione divengono fondamentali, insieme con il tentativo da parte dei genitori di comprendere che cosa ha portato il bimbo a trovarsi in tale difficoltà.

D.ssa Katia Vettori

 

Io come Pediatra sono totalmente d’accordo su quanto la nostra abile psicologa così garbatamente ci dice a proposito dello stress da separazione. Sono, cioè, in sintonia sulla socializzazione, se volete, anche precoce, forse per me meglio se non troppo precoce. Se precoce deve essere, i consigli che potrei dare sono che sicuramente rinvierei l’inserimento di fronte ad un bimbo molto sensibile o ad un bimbo già stressato per altri motivi (la nascita di un fratellino, un trasloco, la separazione dei genitori).

Consiglierei di scegliere oculatamente il giusto Nido il quale non dovrà essere improvvisato, concepito come un parcheggio o un semplice luogo di intrattenimento: il Nido, cioè, deve essere anche per bimbi così piccoli un posto dove si offre educazione, dove il bimbo vive esperienze di crescita vera e stimoli corretti; pertanto informarsi sui progetti pedagogici, sull’organizzazione del Nido che si intende scegliere e sulla preparazione e aggiornamento e affidabilità del suo personale. Fondamentale risulterà praticare d’accordo con le Educatrici un buon inserimento, lento e graduale con la partecipazione attiva di un genitore: solo con questa pratica si riuscirà ad individuare il bimbo “abile ed arruolabile”.

E se stress ci fosse non tanto elevato da rinunciare all’esperienza della socializzazione, per ridurlo drasticamente dobbiamo ricordarci che siamo una famiglia nel senso intimo della parola: non scordarsi di dispensare al nostro piccolo attenzioni e coccole prima, dopo e fuori dal Nido durante i giorni festivi; bisognerà ritenere nella giusta importanza i giochi cosiddetti di contatto fisico come la “lotta”, dare anche al bagnetto questo significato e rispolverare la vecchia pratica di raccontare le favole alla sera prima di addormentarsi, eventualmente abbracciati; proviamo ad evitare di isolarli con attività solo personali come guardare un cartone animato tutto solo.

Vi verrà voglia di dire che sono tutte cose ovvie.. ma credo che ciò non sia proprio vero (in fondo i primi stressati siamo noi genitori, siamo sempre stanchi e poco disponibili) per cui per me è meglio ricordarle.

Due parole si devono spendere, a mio parere sui sensi di colpa che possono colpire una mamma costretta o disponibile ad una socializzazione precoce del proprio figliolo, anziché occuparsi personalmente di lui tutto il giorno. In fondo questo sentimento se percepito dal bambino alimenterà e confermerà la sua paura di abbandono, facendogli vivere peggio l’inserimento e la frequenza al Nido. Occorre che il genitore sia consapevole dell’opportunità positiva che offre al proprio figliolo, ambientandolo in un contesto educativo di qualità. Poi è sempre meglio avere in casa un ambiente sereno e ottimista, passando insieme al bimbo momenti di allegria per quel che si può, piuttosto che vivere con ansia e frustrazione il tempo che si passa con lui, al pensiero di averlo lasciato solo tutto il giorno.

Care mamme in ogni modo cercate sempre un rapporto di fiducia e dialogo con le Educatrici: in questo modo non solo i genitori saranno sempre informati su ciò che fa il bimbo e come vive l’esperienza “Nido”, sentendosi, pertanto, più partecipi della vita del figlio, ma potranno anche trovare nell’insegnante un sostegno, un riferimento ed un aiuto a risolvere le proprie frustrazioni.

Alla fine, per quanto mi riguarda, ritengo necessario pensare seriamente ad un’ interruzione temporaneo o definitiva almeno per quell’anno quando il bimbo si ammali veramente troppo: noi pediatri consideriamo come normale per tutti i bimbi al primo anno di Nido ammalarsi da Settembre a Giugno 6 – 7 volte: se la situazione fosse più critica non credo si debba insistere perché esporremmo il bimbo alle intemperie di uno stato di malattia continuativo, al rischio dell’uso più o meno continuativo di medicinali, alla possibilità, alla fine, di considerare il nostro figliolo come un bimbo fragile e malato, quando, invece, altro non sarebbe, se il numero di ammalamenti fosse quello sopraddetto, che un bimbo sano che si ammala spesso.

D.re Angelo Cantarelli
con la consulenza della D.ssa Elisabetta Scala coordinatrice MOIGE
e D.ssa Manuela Malena responsabile del Centro dell’Infanzia “Doremi Baby”